Inauguriamo oggi una nuova rubrica del nostro blog, nella quale includiamo l’articolo già pubblicato sulla questione curda. Il nostro tempo vive una particolare contraddizione: difatti nel discorso pubblico si ha l’impressione di vivere un tempo sostanzialmente pacifico, nel quale l’Italia e i suoi alleati occidentali impugnano le armi solo quando occorre sedare una rivolta in qualche buco sperduto del mondo per ripristinare la legalità del governo legittimo.
Come se il tempo della guerra d’aggressione si fosse concluso e a generare i conflitti non fosse rimasta che l’instabilità dei paesi più poveri. Eppure anche solo il numero imprecisato delle guerre in corso (Siria, Yemen, Ucraina, Mali, Somalia, Filippine,…) ci dice che questa descrizione della situazione non corrisponde al vero: questo è un tempo, al contrario, di guerra su vastissima scala. Come può avvenire che, sebbene da decenni tutti i paesi più potenti siano impegnati, così ci viene ripetuto, in “missioni di pace”, i focolai di guerra non facciano che proliferare?
Ebbene, la spiegazione è che non è affatto vero che le instabilità locali abbiano sostituito le guerre di conquista: al contrario, esse ne sono la conseguenza, determinata da una politica aggressiva e prepotente a spese dei paesi più poveri e deboli del mondo. E gli autori di questa politica, i pazzi conquistatori del nostro tempo, sono proprio i nostri paesi occidentali. Africa, Medio Oriente, Asia orientale e meridionale, America latina, Caraibi, Europa orientale… Non c’è parte del mondo ove l’imperialismo occidentale non provochi devastazioni in nome del suo dominio e della sua ricchezza.
In questa nuova rubrica intendiamo trattare di tutto ciò, nella convinzione che sia nostro obbligo evitare assolutamente d’ignorare i crimini dell’occidente e combattere con vigore coloro che ne traggono vantaggi. Perché se i padroni vogliono perpetrare indicibili atrocità, non possono farlo in nostro nome.