Da Mumbai a New York, da Sidney a Parma, in questa settimana milioni di persone sono attese nelle piazze e nelle strade del mondo per scongiurare la ormai conclamata catastrofe ambientale.

Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza. Forse mai come ora questo monito, lasciatoci in eredità da uno dei più grandi pensatori del ‘900, può farsi largo e assumere valore per far fronte all’ emergenza in atto.

Ebbene sì, perché la conoscenza e la sua diffusione sarà fondamentale: è ora di rigettare qualsiasi negazionismo e farsi carico di un processo di informazione di massa che responsabilizzi ogni cittadino e renda la sua mobilitazione una necessità ineludibile. 

Sarà, però, necessario agitarsi: nascondersi dietro a un dito alzato in nome della scienza non basterà; sperare che le nuove tecnologie vengano in nostro soccorso non basterà; star a guardare dalla finestra le persone scese per strada non basterà. Ogni individuo è chiamato oggi a far propria questa battaglia, giovane o meno che sia, povero o ricco che sia. Ne va della sopravvivenza della nostra casa, della serena convivenza delle nostre comunità.

Determinante sarà organizzarsi: non si lotta contro un nemico, si lotta contro un sistema, di cui noi stessi facciamo parte. Progettare le fasi di questa lotta è inevitabile: dalle origini della mobilitazione, passando per la transizione pianificata, fino al mondo desiderato. Intraprendere questo percorso significherà non solo scontrarsi con le proprie abitudini, e ben venga la volontà di correggerle, ma scoprire che i principi economici e i valori morali che stanno alle fondamenta delle nostre vite sono il primo bersaglio da attaccare per proteggere il nostro futuro. 

Il cammino sarà arduo. Si dirà che abbiamo voluto troppo, che siamo i primi responsabili di ciò che sta accadendo. Si dirà che il capitalismo verde può essere una via di scampo. Si dirà che è una battaglia generazionale, quando già si sta delineando un fronte sociale. Si dirà che bisogna stare alla larga dalla politica. No. 

Dovremo essere categorici nel condannare le dinamiche economiche in atto quali prime e decisive colpevoli (e di questo proveremo a parlare approfonditamente in futuro). Saremo chiamati a proporre un’alternativa credibile e efficace. Perderemo la speranza di fronte alla resistenza a oltranza del sistema vigente. Andremo, comunque, fino in fondo, non solo perché non vi è alternativa, ma, principalmente, perché è la cosa giusta da fare.