12/03/2020

“DRAMMATICA GIORNATA IN BORSA -17%”

13/03/2020

“BOCCATA D’ARIA, TUTTO VA SU: + 9%. TITOLI BLOCCATI PER ECCESSO DI RIALZO”

Questo è il sali e scendi di ben 26 punti percentuali che nei primi due giorni del propagarsi dell’epidemia in Europa ha coinvolto la borsa di Milano: la nostra economia ha perso quasi un quinto del suo valore, poi ha riguadagnato un po’ meno di un decimo.

Ma davvero la capacità di creare benessere del nostro paese è cambiata così tanto in due giorni?

Evidentemente la risposta è no.

E allora perché i mercati si comportano in quel modo?

Proviamo insieme a capire.

Sicuramente stiamo vivendo un momento eccezionale della nostra storia e questo causa incertezza. L’incertezza è infatti il metro su cui si fonda l’economia di mercato. Ogni dose di incertezza e quindi di rischio viene remunerata in base alla percezione degli operatori. Quindi ogni investitore pesa la sua volontà di esporsi al rischio e cerca di costruire la composizione del portafoglio più possibile vicina ai suoi gusti.
Questo significa che ogni individuo non valuta il singolo investimento in base alla bontà o alla qualità di quello che sarà l’impiego del suo denaro, bensì distribuisce i suoi risparmi su diversi titoli in base a quella che è la percezione collettiva di ricavare o meno il giusto compenso.

In poche parole: non conta cosa viene fatto con i miei soldi, conta che questo mi faccia diventare più ricco.

La ricerca del profitto dovrebbe condurre così al maggiore benessere di tutti.
Tuttavia, in periodi (ricorrenti) di grande incertezza questo sistema fa sì che il mercato, non seguendo l’andamento dell’economia reale, impazzisca dando vita a performance insensate come quelle che abbiamo visto in questi giorni dove, solo nella borsa italiana, sono stati bruciati 84,2 miliardi di euro (poco meno della metà della spesa sanitaria nazionale annuale).
Pare quindi evidente che in questo sistema qualcosa non funzioni, non fosse altro nella capacità di gestire le crisi, e che questo abbia pesanti ripercussioni anche sull’economia reale.

Ma cosa succederebbe se fosse la collettività ad assumersi i rischi degli investimenti senza affidarsi allo strumento dell’egoismo degli investitori?

Cosa succederebbe se fosse uno stato, organizzato attraverso strumenti democratici, ad avere la possibilità di assorbire gli shock negativi e positivi dando importanza solamente alla reale capacità di creare benessere di una economia?

Sarebbe come se fossimo in grado di congelare la nostra economia per il periodo di quarantena forzata ed il giorno successivo ci ritroveremo al punto in cui avevamo interrotto la nostra corsa.
Ma questo non basta perché le contraddizioni che mette in risalto una crisi non cessano di esistere il giorno dopo la fine della quarantena.
Si tratterà dunque di rimettere in discussione sostanzialmente il modello di società in cui viviamo ridando centralità alla dimensione collettiva.
Infatti tutti i problemi del sistema in cui viviamo si fondano sulla diversa valutazione che fa l’individuo rispetto a quella che farebbe la collettività. Ad ognuno di noi infatti viene detto che per la nostra sopravvivenza nella scuola, all’università, nel mercato del lavoro è necessario prevalere sugli altri. Attraverso la concorrenza quindi si crea una lotta che in teoria dovrebbe riuscire a selezionare i migliori. Questa lotta tuttavia porta con sé dei pesanti costi: su tutti quelli sociali, seguiti da quelli ambientali.

Ogni individuo infatti, dovendo correre la sua personale corsa, non terrà conto di cosa è meglio per tutti, ma solo di cosa è meglio per sé. Ugualmente le aziende non si porranno il tema della sostenibilità ambientale perché saranno concentrate sulla necessità di prevalere sulle loro concorrenti, oggi, senza dare peso a ciò che coinvolgerà tutti domani.
Questa disfunzione sistemica in più riduce le capacità di rivolgersi al lungo termine, sia per le imprese, sia per gli individui, facendo cadere anche la presunzione di produrre risultati migliori.
Allora risulta chiaro che è oggi più che mai necessario provare a mettere in discussione la realtà in cui viviamo, semplicemente per cercare di essere tutti più felici.

È necessario perché la somma degli egoismi non ci porterà mai a costruire una società giusta, inclusiva e sostenibile.